Suscitano, a mio parere, un giusto mare di polemiche dei docenti le parole del
ministro del lavoro Poletti secondo cui gli insegnanti usufruiscono di troppe
vacanze. Mi sia permesso, nel mio piccolo, di commentare delle affermazioni
che non sono molto precise perché gli insegnanti italiani sono impegnati nelle
attività scolastiche sino al 31 giugno e riprendono servizio il 1 settembre di ogni
anno e proseguono il lavoro sino all'inizio delle lezioni.
Va detto che oltre confine ci si ferma di più durante l'anno. In Germania, ad
esempio, hanno importato lo "spring break" statunitense: 11 giorni di pausa da
inserire a discrezione delle autorità locali tra aprile e giugno. Sospensione delle
lezioni, poi, anche in autunno.
In Francia scuole chiuse per 14 giorni a Carnevale e a Pasqua, quando gli
alunni italiani non restano a casa che qualche giorno.
Nei Paesi mediterranei, invece, si segue un calendario scolastico più simile al
nostro. In estate banchi vuoti per un minimo di 10 e un massimo di 13
settimane in Spagna, Grecia, Portogallo, Cipro e Malta.
Mi permetto di ricordare al Ministro che gli insegnanti italiani sono, di
gran lunga i più malpagati d'Europa e lavoranoin condizioni di estrema
difficoltà, a cominciare dalle classi pollaio e da strutture edilizie fatiscenti, dai
problemi dell'immigrazione.
Molti di noi inoltre vivono il dramma del precariato per il quale da tempo
immemorabile si attende una risposta.
Una Buona Scuola attende soluzioni concrete ai problemi, la salvaguardia dei
docenti e non della mera demagogia.