UlisseNella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d'onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d'alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l'alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.
a fior d'onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d'alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l'alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.
Umberto Saba
Prosa della poesia
Il poeta ricorda che, nella sua giovinezza, ha navigato lungo le coste della Dalmazia. Il mare era pieno di isolotti, di una bellezza straordinaria, tanto da sembrare smeraldi ricoperti di alghe che splendevano al sole; ogni tanto qualche uccello si posava su di esse in cerca di prede.
Durante la notte i naviganti giravano al largo per evitare il naufragio sugli scogli. Ancor oggi il mio regno è disabitato. Il porto attira, con le sue luci, numerosi naviganti ma non me spirito libero e amante della vita che, seppur dolorosa, mi spinge lontano.
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