Il coniglio (brano tratto da Marcovaldo) di Italo Calvino
Era un coniglio di pelo lungo e piumoso, con un triangolino rosa di naso, gli occhi rossi e sbigottiti, le orecchie quasi implumi appiattite sulla schiena. Non che fosse grosso, ma in quella gabbia stretta il suo corpo ovale rannicchiato gonfiava la rete metallica e ne faceva spuntare fuori i ciuffi di pelo mossi da un leggero tremito. Fuori dalla gabbia, sul tavolo, c'erano dei resti d'erba e una carota. Marcovaldo pensò a come doveva essere infelice chiuso là allo stretto, vedendo quella carota e non potendola mangiare.
Italo Calvino
Analisi della struttura del testo
Introduce la descrizione partendo dal particolare aspetto fisico
Era un coniglio di pelo lungo e piumoso, con un triangolino rosa di naso, gli occhi rossi e sbigottiti, le orecchie quasi implumi appiattite sulla schiena.
Parte centrale: racconta del coniglio rinchiuso in una gabbia
Non che fosse grosso, ma in quella gabbia stretta il suo corpo ovale rannicchiato gonfiava la rete metallica e ne faceva spuntare fuori i ciuffi di pelo mossi da un leggero tremito.
Conclusione: conclude con una riflessione sull'infelicità del coniglio prigioniero.
Fuori dalla gabbia, sul tavolo, c'erano dei resti d'erba e una carota. Marcovaldo pensò a come doveva essere infelice chiuso là allo stretto, vedendo quella carota e non potendola mangiare.
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Foto di keagleton da Pixabay