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"Cadono le castagne", poesia di Elisabeth Borchers


Didattica scuola primaria: i post più popolari della settimana.

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Di seguito i 10 post che hanno ottenuto il maggior numero di visualizzazioni della settimana (alla data del 6 ottobre 2018). Eccovi i link relativi:

Pinocchio capitolo II: lettura, comprensione, ed interpretazione del testo.

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La storia del più famoso burattino di tutti i tempi. Tutti e 36 i capitoli e le schede di didattica relative alla lettura, alla comprensione ed all'interpretazione del testo. Un iter didattico, particolarmente stimolante per i bambini ed il docente, adatto per una classe quarta od una classe quinta della scuola primaria a seconda delle competenze pregresse raggiunte.

Per visionare tutti i post vai al link:

Pinocchio: lettura, comprensione ed interpretazione del testo

Link consigliati per la settimana

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L'inizio dell'autunno può offrire spunti interessanti per numerose attività educativo didattiche. Ripropongo quindi i seguenti link:
Potrebbero risultare ancora utili i post, relativi ai primi giorni di scuola, per tutte le classi:


Segnalo inoltre alcuni post che in questo periodo ottengono numerose visualizzazioni:

Che cos'è la geografia?

Che cos'è la storia?

Che cos'è la grammatica e perché la studiamo.

Ricordo alle colleghe ed ai colleghi che il motore di ricerca di Google, presente in Home page, permette di accedere a tutti i numerosi post pubblicati su tantissimi argomenti. Buona settimana a tutti Voi!

Leonardo da Vinci: attività educativo didattiche di apprendimento. Lettura, comprensione, ed interpretazione del testo.

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Leonardo da Vinci, grande genio universale, vanto dell'Italia e patrimonio dell'umanità, ha scritto numerose favole e leggende che si prestano allo svolgimento di attività educativo didattiche semplici, ma efficaci, volte ad appassionare le bambine ed i bambini alla lettura ed alla scrittura. Vi propongo una serie di link che mi auguro possano suscitare il vostro interesse:

"Il cedro e l'uragano" 

 "Il nibbio" 

"L'avarizia"

"Il pesco e il noce"

"Allegrezza ... e tristezza" 

 "La pecchia e i fuchi"

"Il pavone"

"La volpe e la gazza"

"La leonessa" 

"Il leone e l'agnello" 

"L'ostrica e il topo"

Il Gigante Egoista di Oscar Wilde: lettura, comprensione del testo, approfondimenti grammaticali.

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Il Gigante Egoista: lettura e comprensione del testo (prima parte)

Ogni pomeriggio, terminata la scuola, i bambini andavano a giocare nel giardino del Gigante.
Era un grande, bellissimo giardino ricoperto di tenera erbetta verde. Qua e là sull'erbetta, spiccavano fiori simile a stelle; in primavera i dodici peschi si ricoprivano di fiori rosa e di perla, e in autunno, davano i frutti. Gli uccellini si posavano sugli alberi e cantavano così dolcemente che i bambini fermavano i loro giochi per ascoltarli.
- Come siamo felici qui!- si dicevano l'un l'altro.
Un giorno il Gigante ritornò. Era stato a far visita al suo amico, l'Orco della Cornovaglia, e vi era rimasto per sette anni.
Trascorso questo periodo, egli aveva detto tutto quel che aveva dire perché la sua conversazione era limitata, e quindi decise di ritornare al castello. Al suo arrivo vide i bambini che giocavano nel giardino. 
- Che cosa state facendo voi qui?- esclamò con voce burbera, e i bambini scapparono.
- Il mio giardino è il mio giardino! - disse il Gigante - lo sappiano tutti: nessuno, all'infuori di me, può giocare qui dentro. Così costruì un alto muro tutto intorno e vi affisse un cartello:

CHIUNQUE OLTREPASSERA' QUESTO MURO SARA' PUNITO

Era una Gigante molto egoista.
Ora i poveri bambini non sapevano più dove giocare. Cercarono di giocare sulla strada, ma la strada era polverosa e piena di sassi aguzzi, e non piaceva a nessuno. Finita la scuola giravano attorno all'alto muro e parlavano del bel giardino.
- Com'eravamo felici! - dicevano tra di loro.
Poi venne la primavera, e dovunque, nella campagna, v'erano fiori e uccellini.
Solamente nel giardino del Gigante regnava ancora l'inverno.
Là gli uccellini non avevano il desiderio di cantare perché non c'erano bambini e gli alberi si dimenticarono di fiorire.
Soltanto un fiore bellissimo mise la testina fuori dall'erba, ma alla vista del cartello provò tanta pietà per i bambini che si ritrasse e si riaddormentò. Solo la Neve e il Gelo erano contenti.
- La Primavera si è dimenticata di questo giardino – esclamarono - perciò potremo restare qui tutto l'anno.
La Neve ricoprì l'erba con il suo grande mantello bianco e il Gelo dipinse d'argento tutti gli alberi.
Poi invitarono il vento del nord a starsene con loro, e quello arrivò. Era ravvolto in pellicce e tutto il giorno ululava per il giardino rovesciando i comignoli con i suoi potenti soffi.
- E' un angolo delizioso - disse - dobbiamo invitare anche la Grandine a raggiungerci qui.
Così la Grandine venne. Tre ore al giorno picchiò sul tetto del castello finché spezzò le tegole, poi si mise a correre veloce per il giardino.
Era vestita di grigio, e il suo fiato era freddo come il ghiaccio.
- Non riesco a capire perché la Primavera tardi tanto a venire - disse il Gigante Egoista mentre, seduto presso la finestra, guardava il suo giardino gelato e bianco:
- Speriamo che il tempo cambi.
Ma la Primavera non venne mai e nemmeno l'Estate. L'Autunno diede frutti d'oro a tutti i giardini, ma nemmeno uno a quello del gigante.
Lì era sempre inverno e il vento del Nord, la Grandine, il Gelo e la Neve danzavano tra gli alberi.

Oscar Wilde (prima parte)

Analisi del testo
  1. Cosa facevano i bambini terminata la scuola?
  2. Com'era il giardino del Gigante?
  3. Perché i bambini erano felici?
  4. Cosa accadde quando tornò il Gigante?
  5. Cosa scrisse il Gigante sul cartello?
  6. Perché nel giardino del Gigante non arrivava la primavera?
  7. Chi arrivò al posto della primavera?
  8. Cosa fecero la neve e il gelo? 
  9. Chi invitarono la neve e il gelo nel giardino del Gigante?
  10. Quale stagione rimase nel giardino del Gigante?
Approfondimenti grammaticali
  • Sottolinea, con colori diversi, i nomi e gli aggettivi presenti nel testo.
  • Illustra la storia con alcuni disegni in ordine di tempo.
  • Ricerca sul vocabolario le parole che non conosci.
Il Gigante Egoista: lettura e comprensione del testo (seconda parte)

Una mattina il Gigante se ne stava a letto quando udì una dolce musica. Era una musica che risuonava tanto dolce alle sue orecchie che pensò fossero di musicanti del re che passavano nelle vicinanze. In realtà era solo un piccolo fanello che cantava fuori dalla sua finestra, ma da tanto tempo non udiva un uccellino cantare nel suo giardino, che gli sembrò la più meravigliosa melodia del mondo.
La Grandine cessò di danzare sulla sua testa, il Vento del Nord smise di fischiare e un profumo delizioso giunse attraverso la finestra aperta.
- Credo che finalmente la primavera sia venuta - disse il gigante; balzò dal letto e guardò fuori.
E cosa vide? Una visione meravigliosa. I bambini erano entrati attraverso un'apertura del muro e sedevano sui rami degli alberi.
Su ogni albero che il gigante poteva vedere c'era un bambino. Gli alberi, felici di riavere i bambini, s'erano ricoperti di fiori e dolcemente poggiavano i rami sulle loro testoline.
Gli uccellini svolazzavano qua e là cinguettando felici e i fiori sbucavano ridenti dall'erba. Era una scena incantevole. Solo in un angolo del giardino regnava ancora l'inverno.
Era l'angolo più remoto del giardino, e là il gigante vide un bambino. Era tanto piccolo che non riusciva a raggiungere i rami di un albero e vi girava intorno piangendo amaramente.
Il povero albero era ancora coperto di ghiaccio e di neve e sopra di esso il Vento del Nord ululava sopra di lui.
- Arrampicati, piccino! - disse l'albero e piegò i suoi rami quanto più poté: ma il bambino era troppo piccolo.
A quella vista il cuore del Gigante si intenerì.
- Come sono stato egoista! - si disse. - Ora so perché la primavera non voleva venire qui.
Farò salire quel bambino in cima all'albero poi abbatterò il muro di cinta e il mio giardino sarà, per sempre, il parco dei giochi dei bambini. 
Era profondamente pentito per quanto aveva fatto.
Scese furtivamente le scale, aprì piano piano la porta e uscì nel giardino. Ma quando i bambini lo videro, si spaventarono tanto e fuggirono via, e nel giardino tornò di nuovo l'inverno. Solo il piccolo bimbo non scappò; i suoi occhi erano così colmi di lacrime che nemmeno vide venire il gigante. E il Gigante giunse di soppiatto dietro a lui, lo prese con delicatezza nella sua mano e lo mise sull'albero. E immediatamente l'albero fiorì, gli uccellini cominciarono a cantare tra i rami, e il bambino gettò le braccia al collo del gigante e lo baciò.
E gli altri bambini vedendo che il gigante non era più cattivo, ritornarono correndo e con loro tornò la Primavera.
- Ora questo giardino è vostro, bambini - disse il Gigante e, presa una grossa scure, abbatté il muro.
E a mezzogiorno la gente che andava al mercato vide il gigante giocare con i bambini nel giardino più bello del mondo. Tutto il giorno giocarono e la sera i bambini salutarono il Gigante.
- Dov'è il vostro piccolo amico? - chiese: - il bambino che ho fatto salire sull'albero?-
Il Gigante l'amava più di tutti, perché il piccino l'aveva baciato.
- Non lo sappiamo - risposero i bambini - se n'è andato.
- Dovete dirgli che domani deve assolutamente venire - disse il Gigante.
Ma i bambini risposero che non sapevano dove abitasse e che prima non l'avevano mai veduto, e il Gigante si sentì molto triste.
Ogni pomeriggio, terminata la scuola, i bambini venivano a giocare con il Gigante. Ma il piccolo bambino che il Gigante amava non si vide più.
Il Gigante era molto buono con tutti i bambini, ma sentiva la mancanza del suo piccolo amico e parlava spesso di lui.
- Come mi piacerebbe rivederlo - ripeteva.
Gli anni passarono, e il Gigante divenne molto vecchio e debole. Non poteva più giocare né correre così se ne stava in una grande poltrona e osservava i bambini intenti a giocare e ammirava il giardino.
-Ho molti bellissimi fiori – diceva - ma i bambini sono i fiori più belli.
Una mattina d'inverno, mentre si vestiva, guardò fuori dalla finestra. Ora non odiava più l'Inverno, perché sapeva che era soltanto la Primavera addormentata e che i fiori si stavano riposando.
Ad un tratto si fregò gli occhi sorpreso e si mise a guardare con intensità.
E vide una qualcosa di straordinario. Nell'angolo più remoto del giardino c'era un albero interamente ricoperto di delicati fiori bianchi. I suoi rami erano tutti d'oro, e da essi pendevano frutti d'argento, e ai suoi piedi c'era il bimbo ch'egli aveva tanto amato. Il Gigante scese di corsa e pieno di gioia, uscì nel giardino. Quando s'avvicinò al bambino il suo volto diventò rosso per la collera, e chiese:
- Chi ha osato ferirti?
Sulle palme delle mani il bambino aveva il segno di due chiodi sulle mani come pure sui piedini.
- Chi ha osato ferirti? - gridò il gigante - dimmelo e io impugnerò la mia grossa spada e lo ucciderò.
- No - rispose il bambino - queste sono le ferite dell'Amore.
-Chi sei tu? - chiese il Gigante, e uno strano senso di reverenza s'impadronì di lui e s'inginocchiò dinanzi al bambino.
Il bambino gli sorrise e disse:
- Un giorno tu mi hai lasciato giocare nel tuo giardino, oggi tu verrai con me nel mio, che è il Paradiso.
E quando quel pomeriggio i bambini entrarono di corsa nel giardino, trovarono il Gigante che giaceva morto ai piedi dell'albero, tutto ricoperto di candidi fiori.

Oscar Wilde

Analisi del testo
  1. Cosa udì il Gigante una mattina? Cosa vide dalla finestra?
  2. Per quale motivo era tornata la primavera?
  3. Perché in un angolo del giardino regnava ancora l'inverno?
  4. Cosa comprese il Gigante? 
  5. Perché i bambini scapparono alla vista del Gigante?
  6. Chi non scappò? Perché?
  7. Cosa fece il Gigante?
  8. Perché tutti i bambini tornarono a giocare nel giardino del Gigante?
  9. Perché il Gigante si sentiva triste?
  10. Chi vide il Gigante?
  11. Perché il Gigante fu preso dalla rabbia?
  12. Chi era il bambino?
  13. Cosa promise al Gigante?
  14. Cosa videro i bambini quel pomeriggio quando entrarono nel giardino?
Approfondimenti grammaticali
  • Sottolinea, con colori diversi, i nomi e gli aggettivi presenti nel testo.
  • Illustra la storia con alcuni disegni in ordine di tempo.
  • Ricerca sul vocabolario le parole che non conosci.

Didattica scuola primaria: i post più popolari della settimana.

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Analisi di testi descrittivi attraverso dati di colore, uditivi, olfattivi, le sensazioni provate. Le tracce per lo svolgimento dei temi.

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L'autunno, con i suoi meravigliosi colori, suoni ed odori, offre spunti di notevole efficacia didattica. Chiediamo agli alunni di scrivere le proprie emozioni, di fronte alla maestosità degli elementi naturali, attraverso un determinato schema sui dati di colore, uditivi, e le sensazioni provate attraverso una traccia del tema che aiuta la fantasia e indirizza la logica semantica.

Il bosco in autunno

Traccia del tema

Dati visivi: i colori della natura: gli alberi spogli, le foglie verdi, gialle, rossicce, marroni (la loro forma). Il sole che filtra i suoi raggi nel bosco. Qualche uccellino che salta di ramo in ramo.
Dati uditivi: il cinguettio degli uccellini, il rumore del fruscio delle foglie mosse dal vento.
Sensazioni: il piacere del contatto con la natura in questo particolare periodo dell'anno, le mie emozioni mentre osservo il bosco che si prepara per l'ormai imminente inverno.

E' autunno. Nel bosco gli alberi perdono le foglie rossicce che vengono accompagnate al suolo dal vento, come morte, a formare un tappeto sul terriccio umido. Io sto guardando quella specie di lenta pioggia di farfalle multicolori e provo il desiderio di prenderne qualcuna per ricordarmi del colorato autunno che ormai sta per finire. Ma la mia attenzione viene subito richiamata da un lieve scricchiolio: è un piccolo scoiattolo marrone che trasporta una ghianda fino al suo buco in un albero: fa tenerezza. Dopo un po' un venticello fresco solleva alcune foglie facendole roteare in aria. Nel bosco cala il silenzio. E' un silenzio magico accompagnato da un raggio di sole che filtra attraverso le piccole foglie degli alberi. E' rilassante. Ma ormai si sta facendo buio e, anche se la tristezza che provo uscendo dal bosco è tanta, non dimenticherò mai questa giornata.

Traccia del tema

Dati visivi:il bosco, i colori della natura: gli alberi spogli, le foglie verdi, gialle, rossicce, marroni. gli animaletti del bosco.

Dati uditivi: il cinguettio degli uccellini, il rumore del fruscio delle foglie mosse dal vento.


Dati olfattivi: il profumo delle foglie bagnate.

Sensazioni: il piacere del contatto con la natura in questo particolare periodo dell'anno, le mie emozioni mentre osservo il bosco che si prepara per l'ormai imminente inverno.


In autunno nel bosco

Entrai nel bosco, sentivo il profumo delle foglie bagnate dalla brezza mattiniera. Pochi passi avanti trovai uno scoiattolo, nella sua tana, a sgranocchiare le nocciole, mi guardai intorno, il bosco era deserto: alberi spogli e secolari, tutti gli animali erano nascosti nelle loro tane e per terra vi era un tappeto di foglie di tanti colori diversi: verdi, gialle, rossicce, marroni. continuai ad andare avanti, faceva sempre più freddo, anche l'armonico cinguettio degli uccellini è di volta in volta più debole e stonato. Dopo qualche minuto avvistai un uccellino piccolo piccolo che saltellava di ramo in ramo. Ormai l'uscita dal bosco era vicina, tutto questo in me suscitò un gran piacere, tenerezza e infine tanta gioia: ero anche triste perché ero ormai fuori dal bosco, ma quelle immagini mi resteranno impresse nel cuore.

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Pinocchio: lettura, comprensione, ed interpretazione del testo (tutti e 36 i capitoli)

Che cos'è la geografia?

Che cos'è la storia?

Che cos'è la grammatica e perché la studiamo.

Spiegazioni ed esercizi di grammatica

L'inizio dell'autunno può offrire spunti interessanti per numerose attività educativo didattiche. Ripropongo quindi i seguenti link:
Potrebbero risultare ancora utili i post, relativi ai primi giorni di scuola, per tutte le classi:


Ricordo alle colleghe ed ai colleghi che il motore di ricerca di Google, presente in Home page, permette di accedere a tutti i numerosi post pubblicati su tantissimi argomenti. Buona settimana a tutti Voi!

"Un leone, un orso e una volpe" di Leone Tolstoj. Percorsi operativi di apprendimento

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Un leone, un orso e una volpe

Un leone e un orso trovarono un pezzo di carne e si misero a litigare.
L'orso non voleva cedere e il leone altrettanto. Lottarono a lungo e alla fine caddero a terra privi di forze.
Una volpe, nascosta li vicino, vide il pezzo di carne, lo addentò e fuggi via.

Lev Tolstoj

Per questa favola vale il detto: "Tra i due litiganti il terzo gode"

Analisi del testo
  1. Cosa  trovarono il leone e l'orso?
  2. Perché litigarono?
  3. Dopo aver litigato cosa accadde?
  4. Chi ne approfittò?
  • Illustra la breve storia in sequenza temporale


Scuola e immigrazione: poesie, filastrocche, temi.

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I temi, le poesie e filastrocche, presenti in questo post esprimono il punto di vista dei bambini sul tema dell'immigrazione. I lavori che vi propongo hanno ottenuto nel 2008 il premio "De Amicis", concorso di scrittura creativa intitolato "Dalle Ande agli Appennini".

La pelle

Pelle bianca come la cera
pelle nera come la sera
pelle arancio come il sole
pelle gialla come il limone:
tanti colori come i fiori.
Di nessuno puoi fare a meno
per disegnare l'arcobaleno.
Chi un solo colore amerà
un cuore grigio sempre avrà.

Valentina, classe quinta

Tema: “Racconto la mia esperienza con i compagni di scuola stranieri”

Fin dai primi anni dell'asilo ho imparato a conoscere bambini provenienti da paesi diversi dal mio.
Andando avanti con gli anni ho avuto la splendida opportunità di potermi confrontare quotidianamente con un sempre maggiore numero di compagni stranieri apprezzando molto spesso i loro caratteri e la loro cultura.
Nella mia famiglia sono sempre cresciuta con una educazione basata sul rispetto e, come dice sempre mio papà, sulla tolleranza.
Posso capire che non è sempre facile, soprattutto per le persone più anziane, capire questo nuovo mondo, questa nuova realtà.
Io devo ammettere di aver avuto qualche problema, qualche bisticcio, qualche parola non sempre gentile con alcuni di questi bimbi, non certo dovuti alla loro provenienza, ma solo, come avviene con tutti gli altri, per stupidi motivi e per piccoli egoismi che purtroppo tutti noi abbiamo.
Sono felice ed orgogliosa di aver conosciuto l'intelligenza di Nik, proveniente dall'Albania, la bontà d'animo di Amal, proveniente dalla Tunisia, la furbizia di Miriam, anch'essa di origine Nord Africana.
In questo momento non vorrei dimenticare altri nomi o altre facce, vorrei solo capire il perché di tante paure, di tanti dubbi che spesso mi capita di sentire nei discorsi delle persone adulte.
Io, con questa piccola ed umile lettera, vorrei dire loro che è bellissimo vivere e imparare conoscenze provenienti da nazioni diverse dalla mia, che è stupendo giocare, danzare ed abbracciare chiunque.
Mi sento realmente fortunata di essere in questi anni, anche per merito della famiglia e della scuola, ho potuto comprendere che è profondamente sbagliato avere timore e sospetto nei confronti dei cittadini extracomunitari ed è invece sicuramente giusto e soprattutto naturale avere rispetto dei diritti, della dignità, delle opinioni di tutti.

Chiara, classe quinta

La pelle

Pelle gialla, bianca, rossa o marrone
senza distinzione di colore.
Se vieni dall'America, dall'Africa, dall'Asia
o dall'Europa
di importanza ce n'è poca
e se adori diversi dei
sempre uno di noi sei.
Se un tesoro vuoi trovare
nessuna distinzione devi fare
e chi un solo colore adorare vuole
vedrà in modo diverso il sole

Giorgio, classe quinta

La speranza

Fuggono via dalla guerra, dalla fame
e dal terrore
con in cuore una speranza
di un futuro migliore
abbandonando la loro famiglia
e il loro paese natale
viaggiando per terra e per mare
affrontando pericoli disumani,
a volte incontrando anche la morte
in cerca di un domani
ma con una fede molto forte.
Purtroppo arrivati a destinazione
non trovano sempre una posizione.
Nei loro cuori tanto dolore, soli in terre lontane
con la disperazione e la fame

Giorgio, classe quinta

Sono qui!

È difficile spiegare cosa si prova a cambiare definitivamente vita. Si cerca sempre la via giusta, quella che ti fa sperare di trovare la serenità in un posto sconosciuto, pieno di difficoltà.
Non si può sapere cosa ti riserva il futuro. Affronti la sfida consapevole, come nel caso dei miei genitori, di poter fallire nell’intento di far crescere i tuoi figli al meglio possibile, nel dare loro una buona educazione e cercare di scegliere il proprio futuro in un paese in cui possono esserci prospettive migliori di vita. Non esiste una motivazione piacevole che ti porti a cambiare la tua vita e di conseguenza quella dei tuoi figli. Le motivazioni possono essere varie ma la più importante di tutte è quella di trovare un lavoro onesto che ti aiuti a vivere degnamente. Sono persone leali che, molto probabilmente, hanno vissuto nella povertà. La mia famiglia non era molto povera ma, purtroppo o per fortuna, i miei genitori hanno deciso lo stesso di provare a dare, a me e a mio fratello, una vita migliore. Per fare tutto ciò loro hanno dovuto e continuano tuttora a lavorare davvero molto, come tante persone oneste. La loro vita si è basata e si basa tuttora sulla voglia continua di renderci più sereni. Ne ho versate di lacrime i primi giorni quando sono venuta qua, in Italia, ma so bene che ora non mi posso lamentare di niente perché fortunatamente, quando si è piccoli, si apprende più facilmente, si ha la volontà di conoscere persone, imparare e, soprattutto di sorridere tanto! Quando non conosci nessuno e hai davvero necessità di qualcosa d’importante, non è facile trovare qualcuno che voglia davvero darti il suo appoggio senza ricevere nulla in cambio. La maggior parte delle persone a cui chiedi aiuto pretende sicuramente un riconoscimento materiale. Quando però, per caso, riesci a trovare la persona che è buona nell'animo, quella che si accontenta solo di renderti felice (magari sa quanto è difficile per te riuscire, per esempio, a trovare lavoro o, ancora più importante, una casa in cui non devi dormire in quattro persone nello stesso letto), ti senti la persona più felice di questo ingiusto mondo perché sai che tutto quello per cui ti stanchi prima alla fine viene ricambiato. Così facendo, puoi, dopo una giornata di duro lavoro, riuscire a sorridere e sai che per quella persona che ha voluto aiutarti, proverai profonda gratitudine e dovuto rispetto. Ricordo ancora bene, anche se avevo poco più di cinque anni, il viaggio lungo e rischioso che abbiamo trascorso in una piccola barchetta piena di persone che, probabilmente, come noi, andavano in contro a molte incertezze, ma nonostante ciò non si sono voluti fermare. Stringevo forte i miei genitori come se sapevo che da un momento all’altro potesse accadere qualcosa di terrificante. Per rasserenarli e per non far loro capire che ero a dir poco impaurita, facevo finta di dormire. Ma il tempo non passava mai. Avevo sempre più paura. Pregavo. Pio, alla fine siamo arrivati in una spiaggia. Non c’era nessuno, il buio che ci circondava e noi in cerca di una strada da seguire. Quella strada mi ha portata fin qua a raccontare la mia storia. Ora frequento l’ultimo anno di scuola superiore. Sono felice ma non so ancora cosa ne sarà del mio futuro … Spero solo di non dover più rivivere la stessa avventura.

Francesca, classe quinta

I bambini stranieri nelle scuole italiane

Negli ultimi anni la scuola italiana, compresa la nostra, si è tinta di tanti colori e di tanti nomi italiani e stranieri che l'insegnante pronuncia ogni mattina. Ogni classe diventa una piccola società dove si incontrano persone di culture diverse, ognuna con la propria lingua, la propria religione, le proprie tradizioni, le proprie culture e le proprie usanze, come nella nostra classe, dove noi bambini italiani conviviamo con compagni turchi, albanesi, tunisini.
La comunicazione non è sempre stata facile soprattutto a causa della lingua che i compagni stranieri hanno dovuto imparare più tardi e con qualche difficoltà, ma una volta superato l'ostacolo della lingua, è stato piacevole confrontarsi con le loro abitudini e usanze.
Abbiamo scoperto che lavorare insieme non è solo più piacevole, ma anche vantaggioso. Quando riusciamo a comunicare, giocare e lavorare insieme, con la voglia e la pazienza di conoscere il pensiero degli altri, le cose vengono meglio.
Purtroppo ancora troppe persone ritengono che i bambini stranieri abbiano una marcia in meno di quelli italiani e che da adulti non potranno permettersi di realizzare nel lavoro e di avere comunque una vita dignitosa, solo perché li considerano diversi, di serie B. E' proprio la scuola la prima piccola società, nella quale i bambini stranieri entrano in contatto con i bambini italiani, che deve dare una svolta importante per favorire un inserimento e un'integrazione serena e positiva.
Siamo tutti uguali anche se diversi, non importa il colore della pelle, è meglio essere diversi perché sarebbe noioso essere tutti uguali
Dobbiamo rispettarci e vivere in pace.

Alice, Anna, Valeria, Lucrezia, lavoro di gruppo classe quinta

Amal, una cara amica tenera e sensibile

Era il primo giorno di scuola ed in classe entrò una bambina che, dal colore della pelle, appariva subito straniera: fu in quel momento che il maestro ci presentò Amal.
Il suo sguardo sembrava un po' smarrito, era confusa e disorientata, si chiudeva spesso nei suoi pensieri.
Certo non è facile venire da un altro paese ed adattarsi subito alle usanze ed alle idee del nostro mondo occidentale.
Per qualunque bambino sarebbe uno cho cambiare da un giorno all'altro modo di vivere.
Questa bambina parlava a malapena la nostra lingua ed era un grosso problema comunicare con lei.
Amal è di statura media ed ha una corporatura robusta e per questo qualche volta i nostri amici maschi, non comportandosi da veri gentiluomini, la prendono in giro in modo poco simpatico e maleducato:questo atteggiamento suscita l'antipatia di tutti.
Al contrario, a nostro avviso, per la sua corporatura, appare particolarmente simpatica, molto educata, generosa e gentile.
Il suo viso è paffuto sempre sorridente e no si scoraggia mai. Ha enormi occhi che sembrano due nocciole, molto espressivi, dolci e profondi, divisi da un naso a patatina. Le labbra sono piccole e sottili, di colore roseo.
Amal si muove in modo incerto e timido, trasmettendo un po' di tristezza. Questo, secondo noi, è dovuto al fatto che viene spesso e ingiustamente derisa provocando in lei una forte insicurezza.
Non è un segno positivo, infatti dobbiamo farle capire che è uguale a noi.
Amal, nei nostri confronti, è sempre stata anche troppo brava, ci faceva mille regali in segno di amicizia: veramente troppi! Noi tanti regali non glieli abbiamo mai fatti e forse ha sempre un po' esagerato, probabilmente era un modo per entrare nel nostro “club” …
E' una bambina che non sa crearsi una propria personalità e cerca di assomigliare agli altri per farsi piacere, dovrebbe cercare nel suo cuore le cose che veramente le piacciono.
Una volta Amal era stata presa in giro dai maschi ed alcuni lo avevano detto al maestro: subito noi ragazze eravamo intervenute difendendo Amal come in una specie di processo: alcune bambine erano gli avvocati, altre la giuria, i bambini gli indagati, il maestro il giudice. Amal vinse la causa e i maschi, come pena, ebbero pesanti castighi. Amal rimase un po' mortificata a causa dei bambini, anche se erano stati poco rispettosi nei suoi confronti.
Per finire diciamo che Amal è una bambina troppo insicura di sé, anche se buona e gentile: deve imparare solo a sentirsi pari agli altri e cercare di capire che non deve migliorarsi perché è già quasi perfetta.

Sara, Elena, Miriam, lavoro di gruppo

Il gelato alla pace

Pelle gialla come il limone,
pelle bianca come la panna,
pelle nera come il caffè,
pelle rosea come la fragola:
"Gelataio voglio un quartetto!!
Senza l'ombra di dispetto!
Limone, panna, fragola, caffè
non siamo in tre.
Senza traccia di monotonia che pace sia".

Francesca, classe quinta                           

No alla scuola divisa in regioni

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Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte
Ai Vicepresidenti del Consiglio Luigi di Maio e Matteo Salvini
Ai Deputati e ai Senatori della Repubblica Italiana
I sottoscrittori , docenti , ATA, genitori , dirigenti scolastici e studenti italiani,avendo appreso che il Consiglio dei Ministri entro il 22 ottobre si riunirà per analizzare la legge Delega sull’ autonomia della Regione Veneto, chiedono che venga eliminata da tale provvedimento legislativo tutta la parte in materia di scuola ed istruzione ( articoli 3, 4 , 5 e 6).

Così come concepita dai nostri Padri costituenti la Scuola pubblica italiana è nazionale e non va regionalizzata.
La nostra scuola è stata lo strumento principale attraverso cui si è realizzata l’unità nazionale ( ben diversa da quella territoriale).

Il sistema di istruzione italiano è nazionale e non è pensabile che possa entrare in logiche tese a frammentarne il principio cardine: il diritto allo studio per tutte e per tutti, con le stesse opportunità, dalle ALPI ALLA SICILIA come garantito dalla Carta costituzionale.

I rischi dietro l’angolo sono tanti e tutti gravi: la qualità dell’istruzione non può essere declinata secondo criteri economici e territoriali che metterebbero in pericolo la stessa libertà di insegnamento (art 33 Costituzione), arrivando addirittura a contenere la mobilità ed il reclutamento dei lavoratori della scuola solo all’interno dei confini regionali.

La scuola pubblica statale rappresenta lo strumento cardine del nostro Paese per garantire eguaglianza e libertà, è il collante indispensabile tra territori e tra generazioni.
Regionalizzare la scuola significa mettere fine all’unità nazionale attraverso la disgregazione della sua istituzione più rappresentativa.

Il nostro appello non va solo ai membri del Governo ma a tutti i Deputati e i Senatori della Repubblica Italiana affinchè PROTEGGANO L’UNITA’ DEL NOSTRO PAESE CHE PASSA ATTRAVERSO LA DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA ITALIANA .
Se vuoi sottoscrivere la petizione vai QUI

Le foglie in autunno: lettura e comprensione del testo, dati sensoriali.

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Le foglie in autunno

Nel vasto giardino ci sono già tante foglie cadute a terra. Il terreno diventa un magnifico tappeto variopinto: ricoperto da ricami gialli, rossi, violetti ... Sono belle le foglie di tanti colori, più belle dei fiori. Al nostro passaggio si lamentano con un debole crac, crec, croc. Quando le accarezzi ti si sbriciolano nelle mani e lasciano un lieve odore di secco.

Analisi del testo:
  1. In quale ambiente si trovano le foglie?
  2. Quante foglie sono cadute?
  3. Di che colore sono le foglie?
  4. I colori come rendono le foglie?
  5. Quali suoni producono le foglie che i piedi calpestano?
  6. Che cosa succede quando le mani prendono le foglie?
  7. Com'è l'odore che le foglie sbriciolate lasciano sulle mani?
Dati sensoriali:

Dati visivi: il colore delle foglie: gialle, rosse, violette

Dati uditivi: sotto i piedi le foglie fanno crac, crec, croc

Dati tattili: le foglie si sbriciolano tra le mani

Dati olfattivi: le foglie lasciano un lieve odore di secco


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Le origini di Halloween

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Per trovare l'origine di Halloween, devi guardare al festival di Samhain nel passato celtico irlandese.
Samhain aveva tre elementi distinti. In primo luogo, è stato un importante festival del fuoco, celebrato la sera del 31 ottobre e per tutto il giorno seguente.
Le fiamme dei vecchi fuochi dovettero essere estinte e riattivate cerimonialmente dai druidi.
Era anche un festival non diverso dal moderno Capodanno, in quanto portava la nozione di scacciare il vecchio e di trasferirsi nel nuovo.
Per i nostri antenati pagani segnava la fine del ciclo pastorale - un tempo in cui tutte le colture sarebbero state raccolte e messe in deposito per il lungo inverno avanti e quando il bestiame sarebbe stato portato dai campi e selezionato per il macello o l'allevamento.
Ma fu anche, come l'ultimo giorno dell'anno, il tempo in cui le anime dei defunti sarebbero tornate alle loro vecchie case e quando spiriti potenzialmente malevoli furono liberati dall'Altromondo e furono visibili all'umanità. 


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Per la prossima commemorazione dei defunti consiglio due racconti e due poesie che potrebbero risultare utili quale spunto per le attività educativo didattiche dei prossimi giorni, eccovi il link:

Commemorazione dei defunti


L'inizio dell'autunno può offrire spunti interessanti per numerose attività educativo didattiche. Ripropongo quindi i seguenti link:
Potrebbero risultare utili, nei prossimi giorni, i post relativi alla festa di Halloween

Ricordo alle colleghe ed ai colleghi che il motore di ricerca di Google, presente in Home page, permette di accedere a tutti i numerosi post pubblicati su tantissimi argomenti. Buona settimana a tutti Voi!

Post del giorno: "Commemorazione dei Defunti"

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Ripropongo un post che ha suscitato l'interesse delle lettrici e dei lettori, mi auguro possa essere utile quale spunto per le attività educativo didattiche del periodo.



Per la Commemorazione dei Defunti il sito di didattica propone quattro testi, due racconti e due poesie, che affrontano in modo diverso il tema della morte e del ricordo di chi non c'è più. Spero possano risultare adatte come spunto per i vari iter educativo didattici di apprendimento.

Pianto antico


L'albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
da' bei vermigli fior,
nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora
e giugno lo ristora
di luce e di calor.
Tu fior della mia pianta
percossa e inaridita,
tu dell'inutil vita
estremo unico fior,
sei ne la terra fredda,
sei ne la terra negra;
 il sol più ti rallegra
 ti risveglia amor.

Giosuè Carducci


Due novembre

Quanti fiori di tanti colori: bianchi, gialli, rosati, violacei, azzurri come il cielo, in questa insolita giornata di novembre. Sono tiepidi oggi i raggi di un pallido sole; compare di tanto in tanto a riscaldarci, mentre gli alti cipressi controllano i passanti: con passo lento, in una lunga fila, si avvicinano per l'incontro con i propri cari. L'immagine sbiadita dei marmi è ricoperta da strisce dorate e solenni. In disparte una serie di croci senza nome, semplici, in legno povero, senza fiori. Solo i bambini fanno festa lì intorno, e giocano a nascondino, e corrono veloci per arrivare primi alla meta. Ora il luogo diventa un giardino colorato, si riempie di profumi e chiacchierii, di tanto in tanto una lacrima bagna la terra, vola tra le grigie nuvole una semplice preghiera.

Ercole Bonjean

Lassù nel cielo

Ogni sera guardo il cielo
cercando una stella;
sei la più bella
nel fondo del cielo blu,
sei la mia mamma,
ne son certa, sei tu.

Ercole Bonjean

Ad un passo dalla costa

Luci lontane compaiono nel buio profondo del cielo e del mare, ci siamo, ci siamo quasi. Il tempo dà il ritmo alla barca: lenta lenta cerca il nord. D'improvviso un grande falò illumina i volti, ma non è il calore che dà vita: è solo un altro demone che toglie ogni speranza. Nelle nere acque, quando sembra arrivata la fine, una forte e grande mano mi riporta in superficie. Non ho il tempo di incontrare il suo volto e sogno, sogno di approdare in un'isola di pace dove cicatrizzare le ferite e ricominciare. Il tepore del sole mi risveglia e mi dà vigore. Cammino su una spiaggia bianchissima, accarezzata da un mare quieto, di un azzurro intenso. In breve tempo però diventa grigio, come le fredde nuvole che ora invadono il cielo. Desidero una coperta dove trovare riparo. Ne scorgo una fila interminabile vicino alla riva, ma oramai, quelle coperte, non riscaldano più.

Ercole Bonjean

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Letture e dettati relativi all'autunno

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In autunno nel bosco

E' autunno. Nel bosco gli alberi perdono le foglie rossicce che vengono accompagnate al suolo dal vento, come morte, a formare un tappeto sul terriccio umido. Io sto guardando quella specie di lenta pioggia di farfalle multicolori e provo il desiderio di prenderne qualcuna per ricordarmi del colorato autunno che ormai sta per finire. Ma la mia attenzione viene subito richiamata da un lieve scricchiolio: è un piccolo scoiattolo marrone che trasporta una ghianda fino al suo buco in un albero: fa tenerezza. Dopo un po' un venticello fresco solleva alcune foglie facendole roteare in aria. Nel bosco cala il silenzio. E' un silenzio magico accompagnato da un raggio di sole che filtra attraverso le piccole foglie degli alberi. E' rilassante. Ma ormai si sta facendo buio e, anche se la tristezza che provo uscendo dal bosco è tanta, non dimenticherò mai questa giornata.

In autunno nel bosco

Entrai nel bosco, sentivo il profumo delle foglie bagnate dalla brezza mattiniera. Pochi passi avanti trovai uno scoiattolo, nella sua tana, a sgranocchiare le nocciole, mi guardai intorno, il bosco era deserto: alberi spogli e secolari, tutti gli animali erano nascosti nelle loro tane e per terra vi era un tappeto di foglie di tanti colori diversi: verdi, gialle, rossicce, marroni. continuai ad andare avanti, faceva sempre più freddo, anche l'armonico cinguettio degli uccellini è di volta in volta più debole e stonato. Dopo qualche minuto avvistai un uccellino piccolo piccolo che saltellava di ramo in ramo. Ormai l'uscita dal bosco era vicina, tutto questo in me suscitò un gran piacere, tenerezza e infine tanta gioia: ero anche triste perché ero ormai fuori dal bosco, ma quelle immagini mi resteranno impresse nel cuore.

Autunno

L'aria si fa più fresca, la sera il sole tramonta sempre prima e così le notti si allungano, ogni tanto cade una insistente pioggerella.
Le foglie degli alberi sono sfumate di giallo, rosso e marrone, e intorno tutto brilla di questi colori.
Molte piante a poco a poco perdono le foglie.
Alcuni animali fanno scorta di cibo per mangiarlo poi quando si sveglieranno durante il lungo sonno invernale: altri animali partono verso i paesi caldi.
E gli altri? Affrontano il freddo e la scarsità di cibo dell'inverno.

I colori dell'autunno

E' autunno. Il cielo è ancora azzurro e l'aria limpida, ma nelle prime ore del mattino una nebbiolina grigia e sottile copre le case e i prati.
All'orizzonte si vedono uccelli neri che volano verso i paesi caldi.
Le foglie giallognole e rossicce volteggiano nell'aria, brillano sotto il sole e cadono per terra.
Le colline ancora verdi s'indorano sotto il sole del tramonto.
Nei castagneti al giallo-verdognolo delle foglie si unisce il marrone lucido delle castagne.
Nei boschi, larghi tratti ancora verdeggianti di alternano ai cespugli ingialliti.
Il contadino raccoglie le pannocchie di granoturco e rivolta le scure zolle per preparare il terreno per la semina, prima che arrivi l'inverno.

Le foglie in autunno

Nel vasto giardino ci sono già tante foglie cadute a terra. Il terreno diventa un magnifico tappeto variopinto: ricoperto da ricami gialli, rossi, violetti ... Sono belle le foglie di tanti colori, più belle dei fiori. Al nostro passaggio si lamentano con un debole crac, crec, croc. Quando le accarezzi ti si sbriciolano nelle mani e lasciano un lieve odore di secco.

Giornata d'ottobre

Era una limpida giornata d'ottobre. L'aria leggera e ancora calda di sole era mossa da un vento capriccioso. Su dai campi e dagli orti saliva il fumo azzurro azzurro dei fuochi autunnali che riempiva la luminosa regione di un dolciastro odore di erba e legna verde bruciata. Nei giardini del villaggio fiorivano margherite, tardive rose pallide e fra le siepi luccicava ancora qualche ranuncolo. Sulla strada passava lentamente un carretto. La strada era in lieve discesa a sinistra campi mietuti e coltivazioni di patate non ancora raccolte, a destra una giovane abetaia. In rettilineo la strada portava nell'azzurro cielo autunnale come se, là in alto il mondo dovesse finire.

Mattine di novembre

Nelle mattine del principio di novembre il sole tiepido e bianco è disteso sulle campagne, dove il verde è ormai sparito.
Quel sole bianco fa pensare a un immenso bucato steso ad asciugare.
Sono le giornate che si chiamano "estate di San Martino".
Dalle cantine viene l'odore del mosto.
All'angolo della piazza riluce, sotto la padella di ferro nero, la bracia rossa per le castagne.
Una vecchia aria di danza ristagna sotto il soffitto di travi, fra tele di ragno che sono d'argento.

I ricci e le mele

Una sera d'autunno, quando era già buio ma splendeva luminosa la luna, sono andato con un altro ragazzo, mio amico, in un campo pieno di alberi da frutto, specialmente di meli.
Ci siamo nascosti in un cespuglio, contro vento.
Ecco, a un tratto, sbucano i ricci, cinque: due più  grossi e tre piccolini.
In fila indiana si sono avviati verso i meli, hanno girellato tra l'erba e poi si sono messi al lavoro: aiutandosi coi musetti e con le gambette, facevano ruzzolare le mele, che il vento aveva il staccato dagli alberi, e le raccoglievano insieme in uno spiazzetto, ben vicine una all'altra.
Ma le mele giacenti per terra si vede che non bastavano; il riccio più grande, col muso per aria, si guardò attorno, scelse un albero molto curvo e si arrampicò, seguito da sua moglie.
Si posarono su un ramo carico e incominciarono a dondolarsi, ritmicamente: i loro movimenti si comunicarono al ramo, che oscillò sempre più spesso, con scosse brusche, e molte altre mele caddero per terra.
Radunate anche queste vicino alle altre, tutti i ricci, grandi e piccoli, si arrotolarono, con gli aculei irti, e si sdraiarono sui frutti, che rimanevano infilzati: c'era chi aveva poche mele infilzate (i riccetti), ma il padre e la madre erano riusciti a infilzare sette o otto mele per ciascuno.

La leggenda dell'estate di San Martino

In una fredda giornata di novembre, un soldato, di nome Martino, incontra un povero vecchio che gli chiede l'elemosina e trema per il freddo. Il cielo è ricoperto di nuvole nere, piove e tira un vento gelido, quasi invernale, il mendicante rischia di morire. Il cavaliere prova una grande pietà e sceso da cavallo, con la spada, taglia in due il suo caldo mantello e lo dona al povero. Il mendicante lo ringrazia con un sorriso e poi continua il suo cammino.
Martino prosegue la sua strada mentre la pioggia continua a scendere con forza e il vento continua la sua corsa impetuoso e gelido.
Ma ecco che d'improvviso la pioggia cessa di scendere, il vento si placa, il cielo si colora d'azzurro, il sole ritorna: con i suoi caldi raggi riscalda la terra e il cuore degli uomini.
Era l'11 di novembre, il giorno dell'estate di San Martino!

Pioggia autunnale

"Alla fine dell'autunno, in un solo giorno, cambiava il tempo. Di notte dovevamo chiudere le finestre perché non entrasse la pioggia e il vento freddo strappava le foglie dagli alberi della piazza.
Le foglie giacevano fradice nella pioggia e il vento spingeva la pioggia contro il grosso autobus verde al capolinea".

Il platano in autunno

In mezzo al prato un platano allargava i suoi rami. Le foglie avevano varie tonalità, dal verde pallido al rosso rame, ma erano ancora attaccate al loro gambo e il platano, bellissimo a vedersi ne era fiero. Al mattino il bosco era ovattato da una fitta nebbia e i sentieri erano grigi. Il cielo sembrava ricoperto da pesanti panni grigiastri e il sole non dava alcun tepore. Il giorno seguente il platano era completamente spoglio. Le foglie giacevano per terra, formando una fitta corona tutt'intorno al tronco.

Pioggia autunnale in città

Da tre giorni piove senza tregua. L'acqua precipita sonante sui tetti, corre a rivoli nelle strade. La gente è stizzita; torme di ombrelli si buttano contro i muri quando le rasentano automobili e autobus sventaglianti spruzzi gialli e lunghi dalle ruote. Solo i vigili, nei loro impermeabili, raccolgono pazienti le acque del cielo e ... della terra.

I funghi

Il bosco in autunno è il trionfo dei colori. E' il momento in cui compaiono i funghi; essi spuntano tutti insieme. Ecco il porcino con il cappello color tonaca di frate cappuccino con il grosso piede color avorio; ecco il gallinaccio con il collaretto color arancione tutto piegoline; ecco l'ovolaccio con il suo ombrello rosso, punteggiato di lacrime bianche; e ancora il prataiolo con il suo parasole chiaro da vecchia signora.

La storia del vino

Dai, Vino Buono, racconta la tua storia!” chiedono tutte le bottiglie della cucina.
Uffa, che barba!” borbotta Aceto a cui non va mai bene niente.
Il Vino guarda i suoi amici e poi, non foss'altro che per far dispetto a suo cugino Aceto, incomincia a raccontare: “Dovete sapere che mio padre era un Gran Vigneto e mia madre era tanto dolce e buona che tutti gli altri grappoli la invidiavano. Molta gente veniva ad ammirare la mia famiglia ed io non ero ancora nato che già tutti dicevano: “Chissà che buon vino verrà fuori da voi!”.
Dopo che sono nato, mi hanno messo in una bottiglia verde con su una bella etichetta in cui era stata scritta la mia data di nascita ed il nome di mio papà, e mi hanno mandato in cantina a studiare da Vino Buono. Ho imparato un mucchio di cose, sapete: che non mi devo scuotere, per esempio, se no divento torbido, che non devo dare confidenza all'acqua e che … non devo dire mai malignità, per non rischiare di diventare Aceto!”.
Bravo!” urla Olio entusiasta. Anche le altre bottiglie applaudono e mentre Vino Buono ringrazia, Aceto, disperato, si butta a capofitto nell'insalata!

La rondine che non sapeva volare

Mamma Coniglio fu svegliata da un rumore che veniva dall'esterno. Fuori c'era una piccola rondine che si lamentava: “Ho perso la mia mamma e il mio papà” diceva “e anche i miei fratelli e le mie sorelle. Sono volati tutti via, ma io non so volare.
Non preoccuparti” disse mamma Coniglio “puoi restare con noi!”.
Coniglietto e Benny furono felici di avere una nuova amica e Vrip, la rondine, si adattò bene alla vita dei coniglietti.
Dopo qualche giorno mamma Coniglio pensò che Vrip sarebbe dovuta andare a scuola con gli altri e la mandò.
Maestro Talpa fu sorpreso di vederla: “Non dovresti essere qui” disse “tutte le rondini sono già partite.
Partite per dove?” chiese Vrip.
Ogni anno in questo periodo” spiegò il maestro “le rondini volano verso i paesi caldi dove passano l'inverno.
Ma io non posso andare” disse Vrip “io non so volare.
Maestro Talpa fu irremovibile: “Dovrai imparare. Gufetto ti aiuterà.
Così Gufetto passò la mattina a insegnare a Vrip a volare. E il pomeriggio Mamma Coniglio fu sorpresa di vederla entrare in casa volando.
Vado a cercare i miei amici” spiegò Vrip “Grazie di avermi ospitato!”.
Mamma Coniglio sorrise e la salutò con la mano. “Vieni a trovarci l'estate prossima!” le gridò.

Andare in letargo

Quest'abitudine di andare in letargo può sembrare strana, ma bisogna ammettere che è piuttosto comoda e utilissima per evitare situazioni spiacevoli.
Se volete provare, il procedimento è molto semplice: dovete soltanto mettervi a letto e lasciarvi raffreddare un po' alla volta. Quando siete freddi pressappoco come un cubetto di ghiaccio, e respirate quel tanto da dimenticare come si fa, allora siete “caduti in letargo”.
Certo, gli animali vanno in letargo non per pigrizia, ma per motivi molto seri: quando il mondo è tanto freddo e non si trova niente da mangiare, alcuni animali si mettono a letto e non ci pensano più: dormono cinque, sei, sette mesi finché il brutto periodo è passato!


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